L’eleganza dei coleotteri: la Rosalia alpina

Sul finire della primavera e con l’arrivo delle prime giornate calde d’estate, il colore dominante del bosco è oramai il verde della clorofilla. Al termine del riposo vegetativo dalle piccole gemme sui rami del frassino, dell’ontano, dell’olmo e della farnia, si sono sviluppate delle foglie che hanno nuovamente riempito la chioma e riportato alla loro maestosità gli alberi.

In mezzo a questa esplosione di verde, però, a volte, è possibile notare piccole macchie in movimento, di un colore poco comune in natura: l’azzurro. Si tratta della Rosalia alpina.

La Rosalia alpina è un coleottero e appartiene alla famiglia dei Cerambicidi (o, più impropriamente, longicorni per via delle loro lunghe antenne) e la lunghezza del corpo oscilla fra i 2 e i 4 centimetri circa. I segmenti azzurri delle antenne (detti articoli), terminano con dei ciuffi di peli neri creando un’alternanza di questi due colori. La stessa alternanza è riscontrabile in tutto il corpo. Le elitre (il secondo paio di ali sclerificate a protezione delle prime) sono azzurre con delle macchie nere, caratteristiche per ogni individuo.

E’ una specie presente nelle faggete e a quote più elevate (dai 600 ai 1600 m di altitudine), ma è presente anche nel Bosco Pantano, in memoria della vastità dell’area che esso un tempo occupava.

Agli albori dell’estate inizia la fase riproduttiva: i maschi, con delle vere e proprie dispute, si contendono l’accoppiamento con le femmine. Avvenuto l’accoppiamento, la femmina va in cerca di fessure nella corteccia degli alberi (preferibilmente marcescenti) dove può depositare le minuscole uova di forma ellissoidale o fusiforme, dalle quali si svilupperanno le larve. Queste ultime sono xilofaghe, ovvero si nutrono di zuccheri, amido e cellulosa presenti nel legno, scavando delle gallerie. Svolgono quindi un ruolo importantissimo nel riciclo della materia organica. La larva ha una forma cilindrica, tozza e molle, ad eccezione del capo. La maggior parte del ciclo vitale è occupato dallo stadio larvale che termina dopo 3 o 4 anni, caratteristica comune dei coleotteri. La metamorfosi ha fine con la formazione della pupa e il raggiungimento dello stadio adulto (chiamato anche immagine), pronto per la riproduzione.

Gallerie scavate nel legno

La Rosalia alpina è piuttosto rara. I tagli degli alberi o la rimozione del legno marcescente, necessari al suo ciclo vitale, la riduzione degli habitat ideali e la sua cattura a scopo collezionistico sono i principali fattori di rischio. Per questo la I.U.C.N. (Unione Nazionale per la Conservazione della Natura) le conferisce lo status di specie minacciata e vulnerabile e la Direttiva Habitat la inserisce tra le specie di interesse comunitario. E’, quindi, una specie particolarmente protetta.

Se si ha la fortuna, durante una passeggiata, di incontrare il più elegante tra i coleotteri, limitiamoci ad osservarlo e ad apprezzarne la sua bellezza all’interno del bosco.

Rosalia alpina predata da un ragno granchio

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