La realizzazione dei canali di bonifica all’inizio del secolo scorso ha rappresentato una svolta per il benessere sociale, lo sviluppo dell’ agricoltura e dell’allevamento. A causa della dimunzione di ambienti palustri, i canali nel bosco sono diventati dei veri e propri hotspot di biodiversità.
Al loro interno domina la vegetazione ripariale, costituita da una grande varietà di specie (dai grandi salici, ontani, pioppi, cannucce di palude e tife, alla piccola lenticchia d’acqua) capaci di tollerare, per un tempo più o meno lungo, la sommersione in acqua. Esse consolidano le sponde dei fiumi, fungono da tampone nei periodi di esondazione, sono capaci di assorbire sostanze inquinanti e costituiscono riparo e corridoio ecologico per molti animali.
Numerossisime specie faunistiche, per lo più uccelli stanziali e migratori, dipendono strettamente dalla presenza della vegetazione all’interno dei canali e sono protette da direttive europee (Direttiva Habitat e Direttiva Uccelli).
Nel Bosco Pantano sono presenti 19 habitat e almeno 40 specie faunistiche di interesse comunitario. Il Bosco, infatti, oltre ad essere una Riserva Naturale Regionale Orientata, è una Z.P.S. (Zona di Protezione Speciale) e una Z.S.C. (Zona Speciale di Conservazione).
Lontra, lupo, martora, volpe, capriolo, garzetta, airone bianco, airone cenerino, airone rosso, sgarza ciuffetto, tarabusino (nidificante proprio nei canali e in forte dimunzione al livello nazionale), tarabuso, fratino, cavaliere d’Italia, martin pescatore, falco di palude, albanella reale, piro-piro, porciglione, sparviere, gheppio, picchio rosso minore, picchio rosso maggiore, picchio verde, luì piccolo, rampichino, cinciallegra, cinciarella, rigogolo, pendolino, merlo, ghiandaia, cormorano, averla capirossa, poiana, cicogna nera, falco pescatore, mignattaio, raganella, testuggine palustre europea,cervone, biscia, tritone italiano … sono solo alcune delle specie che nei canali trovano riparo, cibo e via per gli spostamenti. Molte di esse vivono stabilmente al loro interno, altre li utilizzano come sosta per i lunghi spostamenti migratori.
La gestione dei canali, come è noto, è affidata al Consorzio di bonifica della Basilicata che , però, interviene periodicamente nel bosco rimuovendo completamente tutta la vegetazione all’interno dei canali e su entrambe le sponde con l’utilizzo di mezzi pesanti; abbandonando i sedimenti e il materiale vegetale lungo i margini dei canali e nelle aree interne. Spesso tali lavori sono svolti in pieno periodo riproduttivo di specie di interesse conservazionistico. Questo rappresenta un enorme fattore di rischio per il mantenimento della biodiversità del bosco.
La Regione Basilicata nella scheda del sito su Rete Natura 2000 definisce “la gestione dei canali di bonifica con conseguente “ripulitura” delle sponde…un elevato fattore di rischio per le popolazioni di Emys orbicularis e per diverse specie entomatiche” e ritiene “urgente individuare un’opportuna forma di gestione di tali manufatti”. Riferendosi alla lontra inserisce “tra i fattori che possono influenzare negativamente la conservazione delle specie… la “ripulitura” dei canali di bonifica” e per gli invertebrati protetti dalla direttiva europea considera necessario il “mantenimento della vegetazione igrofila presente nei canali di bonifica“.
Sul sito dello stesso Consorzio di bonifica fino a qualche tempo fa erano presenti le linee guida per la manutenzione dei canali artificiali le quali specificavano le modalità e le tempistiche di esecuzione degli interventi in aree protette Rete Natura 2000. Esse si ponevano come obiettivo la “conservazione degli habitat ripariali lungo i canali di bonifica… di ambienti idonei al rifugio o alla riproduzione di specie di interesse conservazionistico”; stabilivano che la manutenzione dovesse essere condotta “in maniera discontinua agendo su 50 metri di sponda destra di ogni canale alternata con 50 metri di sponda sinistra”; prevedevano che gli interventi nei siti SIC/ZPS fossero sottoposti ad una preventiva valutazione d’incidenza e che gli interventi dovessero essere svolti “al di fuori del periodo di riproduzione della fauna di interesse conservazionistico” in modo tale da favorire la massima biodiversità, contenere l’inquinamento acustico e arrecare minor disturbo possibile alle specie faunistiche presenti.
Rilevando le irregolarità nella manutenzione dei canali, Legambiente Basilicata a novembre 2022 ha denunciato la non conformità dei lavori effettuati dal Consorzio. Ma già in precedenza, precisamente nel giugno 2007, la LIPU e il WWF regionale avevano presentato un esposto alla comunità europea per lo scempio perpetrato dal Consorzio nel canale scolmatore del Bosco Pantano.
Se il Bosco è riconosciuto come Riserva Naturale Regionale Orientata, Z.P.S. e Z.S.C., come è possibile intervenire in esso utilizzando le stesse modalità e tempistiche impiegate in una qualsiasi area non protetta? E perché denunce ed esposti di associazioni ambientaliste sono state e vengono ancora ignorate?